Tre libri in barca: la paga del sabato (Beppe Fenoglio), Il popolo dell’autunno (Ray Bradbury), I Trasfigurati (John Wyndham)

Tre libri in barca: la paga del sabato (Beppe Fenoglio), Il popolo dell’autunno (Ray Bradbury), I Trasfigurati (John Wyndham)

Tre suggerimenti impolverati, ma che meritano un’uscita dalla libreria, aria fresca e una rilettura.
Della serie, un classico ha sempre qualcosa da raccontarci.


La paga del sabato (Beppe Fenoglio), Einaudi, 1969, 159 pagine.

Il romanzo rappresenta un po’ il seguito delle vicende della guerra partigiana già raccontata da Fenoglio. Ettore è il tipico disadattato che dalla guerra è uscito scontroso e insofferente e non riesce a inserirsi nella normale routine. Si metterà in affari poco puliti, ma molto redditizi. Ma quando, costretto a mettere su famiglia, decide di ritirarsi e di mettersi in proprio con un lavoro onesto, uno stupido incidente volge l’epilogo in tragedia.

La citazione:

Ettore decise di non metter più pane nel latte, ma di berlo, così avrebbe alzato la scodella fino a coprirsi gli occhi e dietro quel riparo pensare. Non trovava niente dentro di sé che potesse fermare quella macchina di fatti e di parole che lo trascinava a lavorare l’indomani, non gli veniva un’idea, mai era stato preso così alla sprovvista, nemmeno in guerra.

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Un libro sul disagio di chi ha superato una evento che ha ribaltato il mondo preesistente. Adatto a questi tempi - Recensione #libro la paga del sabato (Beppe Fenoglio) Condividi il Tweet

Il popolo dell’autunno (Ray Bradbury), tradotto da Remo Alessi per Mondadori, 1962, 278 pagine

Green Town, Illinois. Manca una settimana alla festa di Halloween, quando la sonnacchiosa cittadina viene sconvolta da un circo misterioso che sembra promettere l’avverarsi di tutti i desideri e l’eterna giovinezza. Saranno due amici tredicenni, James Nightshade e William Halloway, a sconfiggere le forze del Male e a riscattare le anime dell’intera comunità. Ma impareranno fin troppo presto a fare i conti con i propri incubi.

La citazione (che fatica limitarsi a una):

E corsero, tre animali nella luce delle stelle. Una lontra nera. Un gatto. Un coniglio. Io, pensò Will, io sono il coniglio. Ed era bianco e spaventato.

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Horror poetico. È Bradbury, dolcezza! - Recensione #libro Il popolo dell'autunno (Ray Bradbury) Condividi il Tweet

I Trasfigurati (John Wyndham), tradotto da Hilia Brinis per Urania, 1966, 168 pagine

Iddio creò l’uomo a Sua immagine e somiglianza: con due braccia e due gambe, e ciascuna mano con cinque dita… Così sta scritto nei libri sacri, e apocrifi, della decrepita umanità descritta in questa celebre storia di Wyndham. E negli stessi libri, il comandamento supremo è: a GUARDATI DAL MUTANTE!. Che avverrà dunque di chi, uscendo dall’acqua, lascerà sulla sabbia o su una pietra un’impronta ben più tremenda di quella che sbigottì Robinson Crusoe nella sua isola: l’impronta di un piede con sei dita? Una storia fosca e tragica; ma con dentro – come sempre nei romanzi di Wyndham – una speranza.

La citazione:

La qualità essenziale della vita è vivere; la qualità essenziale del vivere è il cambiamento; il cambiamento è evoluzione; noi siamo parte di essa. La statica è nemica della vita, e quindi nostra nemica implacabile.

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Fissità del Creato ed evoluzione. Intrigante - Recensione #libro I Trasfigurati (John Wyndham) Condividi il Tweet

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