Recensione in un tweet: Nella quarta dimensione (Liu Cixin)

Recensione in un tweet: Nella quarta dimensione (Liu Cixin)

Descrizione:

A mezzo secolo dall’Ultima Battaglia sembra essersi creato un equilibrio tra terrestri e Trisolariani: i primi beneficiano della conoscenza degli invasori spaziali e stanno compiendo grandi progressi tecnologici, mentre gli alieni stanno assimilando la cultura terrestre. Pare che le due civiltà siano pronte per iniziare una convivenza pacifica, tra eguali, senza l’assurda minaccia della reciproca distruzione. Tutto cambia quando Cheng Xin, ingegnere aerospaziale ibernata all’inizio del XXI secolo, si risveglia. La donna porta con sé il ricordo di un programma ormai dimenticato, risalente agli albori dell’Epoca della Crisi, e la sua sola presenza potrebbe alterare il fragile equilibrio instauratosi tra terrestri e alieni. L’umanità riuscirà a raggiungere le stelle, o morirà nella sua culla?

Le citazioni:

Se le si concede abbastanza tempo, la vita è più forte del metallo e della pietra, più potente dei cicloni e dei vulcani.

Se tanto l’umanità è destinata a strisciare nello spazio a passo di lumaca, tanto vale iniziare il prima possibile.

Quando l’umanità scoprì finalmente che l’universo era una foresta oscura piena di cacciatori in agguato, il bambino che un tempo aveva gridato in cerca di attenzione accanto a un luminoso falò spense il fuoco e rabbrividì nelle tenebre. Anche solo una scintilla ora lo terrorizzava.

La teoria della foresta oscura ebbe una profonda influenza sulla civiltà umana. Quel bambino seduto accanto alle ceneri del falò dimenticò il proprio ottimismo e divenne solitario e paranoico, un emarginato nell’universo.

Perciò, lasciate che vi dica che quando gli uomini sono persi nello spazio, occorrono solo cinque minuti per uccidere la libertà.

Tu sei proprio come quelle persone del passato, tale e quale al mio relatore, dilaniate dal conflitto tra due ideali. Ma nella nostra era la coscienza e il dovere non sono ideali. Un eccesso dell’una o dell’altro è considerato una malattia mentale; si chiama disturbo di personalità da pressione sociale, e tu dovresti rivolgerti a uno specialista.

La deterrenza della foresta oscura pendeva sui due mondi come la spada di Damocle, e Luo Ji divenne il tiranno che ne era responsabile. Per questo, venne soprannominato il Tiranno della Spada.

Nel 1974, l’Unione Sovietica diede il via al sistema Perimetro (in russo, Система “Периметр”) o “Mano Morta”, che permetteva di sferrare un attacco di ritorsione in risposta a un primo bombardamento atomico americano, nel caso quest’ultimo avesse eliminato il governo sovietico e i principali centri di comando militare. Il sistema si affidava a un apparato di monitoraggio che ricercava le tracce di possibili detonazioni nucleari sul territorio dell’Unione Sovietica; tutti i dati erano poi trasmessi a un computer centrale, che li interpretava e decideva se rispondere con il lancio dell’arsenale atomico sovietico.

Gli esperimenti mostrarono che le intelligenze artificiali tendevano a eseguire scelte errate nelle complicate condizioni della deterrenza, il che non era certo una sorpresa, dato che il ragionamento logico non bastava per operare un giudizio corretto.

Quello era un altro tempo. Lì, la storia di sangue e fuoco non esisteva più e il mondo delle preoccupazioni quotidiane si ritirava in lontananza. Restavano soltanto le nuvole, il boschetto di bambù e la fragranza del tè.

Avevano raggiunto il wa kei sei jaku: armonia, rispetto, purezza e tranquillità, i quattro principi della Via del Tè.

“Il tuo intuito non è affidabile quassù. Se devi agire basandoti su ciò che ti suggerisce l’intuito, conta fino a cento. O almeno, conta fino a dieci”.

L’immagine nella mia mente è anche peggiore: l’universo è solo un cadavere che si sta gonfiando.

I Trisolariani non erano più creature dal pensiero trasparente. Nei due secoli passati, avevano appreso molto sul pensiero strategico: menzogne, stratagemmi e trucchi. Quello, forse, era stato il più grande vantaggio che avevano guadagnato dallo studio della cultura umana.

Nell’arena cosmica, egli non aveva a che fare con l’eleganza della scherma cinese, che sembrava una danza più che una lotta, né con la platealità dei duelli occidentali, fatti apposta per mettere in mostra l’abilità dello spadaccino; aveva a che fare, invece, con i colpi fatali del kenjutsu giapponese. I veri combattimenti di spade giapponesi finivano spesso dopo un breve scambio di fendenti, che non durava più di uno o due secondi. Le lame si scontravano una volta sola, e già uno dei due contendenti era riverso a terra in una pozza di sangue. Ma prima di quel momento, gli avversari si fissavano come statue, talvolta per un tempo che superava i dieci minuti. Durante la sfida, lo spadaccino non brandiva l’arma con le mani, ma con il cuore. La spada interiore, trasformata in sguardo attraverso gli occhi, infilzava il nemico nel profondo della sua anima. Il vero vincitore si rivelava in quel momento: nel silenzio sospeso tra i due avversari, le lame del loro spirito bloccavano stoccate e menavano affondi, come silenziosi schianti di tuono. Prima che un solo colpo fosse inferto, la vittoria e la sconfitta, la vita e la morte erano già state decise.

Alla radice, questa paura non era altro che la paura della dissuasione stessa. Ciò era insito nella natura della deterrenza radicale: dissuasore e dissuaso provavano entrambi terrore nei confronti dell’equilibrio che avevano instaurato.

«C’è un abisso senza fondo in ogni centimetro».

«La notte in cui finii di costruire il faro, presi la barca e andai al largo per ammirarlo da lontano. D’improvviso, fui assalito da un pensiero: la morte è l’unico faro che non si estingue mai. Dovunque tu diriga la prua, prima o poi dovrai virare in quella direzione. Tutto nel mondo finisce, ma la morte resiste.»

Ma non era altro che una finestrella; la società dell’iper-informazione, in cui finestre come quella ricoprivano ogni superficie, era finita.

L’uomo era ancora vivo secondo questo mondo, ma già morto secondo il suo. Quanti strani destini, quante vite inimmaginabili…

L’Anziano diceva sempre: “Nel cosmo, per quanto tu sia veloce, ci sarà sempre qualcuno più veloce di te; e per quanto tu sia lento, ci sarà sempre qualcuno ancora più lento”.

La debolezza e l’ignoranza non pregiudicano la sopravvivenza, ma l’arroganza sì.

Lasciarsi dietro una traccia era più difficile che edificare un mondo.

Il destino ultimo di tutti gli esseri intelligenti è sempre stato quello di diventare grandi quanto i loro pensieri.

La valutazione in un tweet:

Chiusura spettacolare della saga dei problemi dei tre corpi. All'altezza, se non superiore, ai precedenti - Recensione #libro Nella quarta dimensione (Liu Cixin) Condividi il Tweet

I dati del libro:

Titolo: Nella quarta dimensione
Autore: Liu Cixin
Editore: Mondadori
Numero di pagine: 696
Anno di pubblicazione: 2018
Traduttrice: Benedetta Travani
Genere: romanzo

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