Recensione in un tweet: Istruzioni per diventare fascisti (M.Murgia)
Descrizione:
«Essere democratici è una fatica immane. Significa fare i conti con la complessità, fornire al maggior numero di persone possibile gli strumenti per decodificare e interpretare il presente, garantire spazi e modalità di partecipazione a chiunque voglia servirsene per migliorare lo stare insieme. Inoltre non a tutti interessa essere democratici. A dire il vero, se guardiamo all’Italia di oggi, sembra che non interessi piú a nessuno, tanto meno alla politica. Allora perché continuiamo a perdere tempo con la democrazia quando possiamo prendere una scorciatoia piú rapida e sicura? Il fascismo non è un sistema collaudato che garantisce una migliore gestione dello Stato, meno costosa, piú veloce ed efficiente?» Dando prova di un’incredibile capacità dialettica, Michela Murgia usa sapientemente la provocazione, il paradosso e l’ironia per invitarci ad alzare la guardia contro i pesanti relitti del passato che inquinano il presente. E ci mette davanti a uno specchio, costringendoci a guardare negli occhi la parte piú nera che alberga in ciascuno di noi.
Le citazioni:
Questo testo vuole essere uno strumento di comprensione utile soprattutto alla classe piú colta sfinita dalla democrazia, perché alla massa popolare non è mai stato necessario spiegare che il fascismo è meglio.
Poiché infatti in politica metodo e contenuto coincidono, il metodo fascista ha il potere della trasmutazione alchemica: se applicato senza preclusione ideologica trasforma in fascista chiunque lo faccia proprio, perché – come direbbe Forrest Gump – fascista è chi il fascista fa.
La differenza tra lo smidollato democratico e il capo è tutta lí: il capo non è in discussione, perché se dovesse perdere tempo a discutere con chi la pensa diversamente in un paese dove tutti si credono allenatori della nazionale, quando mai prenderebbe le decisioni che servono?
A forza di ripeterlo, persino tra i democratici alla fine passerà l’idea che a costare troppo sia la democrazia stessa.
Una volta educato il popolo a riconoscersi in un capo, il secondo passaggio è mantenere il consenso attraverso una comunicazione efficace e il piú possibile banale. Banale, avete capito bene.I social media nascondono un altro potenziale che nella costruzione di un percorso fascista può rivelarsi assai utile: sono pulpiti dai quali il capo può rivolgersi direttamente ai cittadini senza passare per i mediatori sociali che spesso distorcono il senso del suo messaggio.
La complessità non si deve semplificare, si deve banalizzare. Semplificare, oltre a essere complicatissimo, significa togliere il superfluo e tenere l’essenziale; ma è proprio il superfluo che genera l’utile rumore di fondo che rende tutte le voci uguali e neutralizza il maledetto dissenso. Quel che bisogna fare è invece produrre molti messaggi banali. Una marea.
Banalizzare toglie infatti al popolo l’essenziale, che compete al capo, e gli lascia il superfluo, permettendo alle persone di parlare di qualunque cosa tranne di ciò che non è necessario sappiano per vivere bene. Non è difficile. Per ogni situazione complicata ci sono almeno venti idee diverse su come risolverla, ma di solito c’è una sola grande paura. Trovare quella paura e farne il messaggio è molto più efficace che cercare di semplificare le venti idee di soluzioni diverse, che comunque non interessano a nessuno. La gente vuole che le si faccia passare la paura, non che la si metta a discutere di soluzioni, perché la paura è di tutti, la soluzione è del capo. Se c’è un malcontento diffuso e il capo non ha ancora una soluzione, la migliore delle banalizzazioni strategiche è dare al popolo un nemico da incolpare. Farsi dei nemici Non si diventa fascisti senza un nemico, perché il fascismo per porsi deve opporsi.
Ogni volta che uno di quegli anziani riceve da noi fascisti una busta della spesa, deve sapere che il sistema democratico ne sta probabilmente distribuendo altre due a un estraneo. In pratica, come il tabacco e l’alcool, nei sistemi democratici la violenza è monopolio di Stato.
Se esiste un posto al mondo dove tutti devono poterci capire, quel posto è proprio il bancone del bar, dove comunque c’è molta piú gente che all’università. Il linguaggio fascista, a ben pensarci, è piú democratico del politicamente corretto, perché non fa sentire inferiore nessuno, anche se ovviamente molti tra i democratici gli si crederanno superiori.
Esaltare le qualità popolari è il primo passaggio per alimentare un genuino sentimento fascista nelle masse.
L’avevate notato che nemmeno la fica è democratica? Non ce n’è per tutti, ma solo per chi sa prendersela. Per cui, se volete essere fascisti, siate prima di tutto seduttori: guardatevi intorno e cercate la bruttina sociale. È pieno.
Il vero populista si cura di tutti secondo proporzione: ai poveri offre un po’ di pesce gratis ogni tanto, alla classe media il frigo dove mettere quello che le avanza e all’alta borghesia lo stagno dove tutti potranno pagare per pescare.
Non tutto è fascismo, ma il fascismo ha la fantastica capacità, se non vigiliamo costantemente, di contaminare tutto.
La valutazione in un tweet:
Pamphlet stimolante sulla scia di Montanelli e del Berlusconi che è in noi. Fascistometro accluso per misurare quanto ce l'abbiamo grosso - Recensione #libro Istruzioni per diventare fascisti (M.Murgia) Condividi il TweetI dati del libro:
Titolo: Istruzioni per diventare fascisti
Autore: Michela Murgia
Editore: Einaudi
Numero di pagine: 112
Anno di pubblicazione: 2018
Genere: saggio