I come Internet – parte prima

I come Internet – parte prima

Parlare di Internet è come parlare di Democrazia: ognuno darà un suo significato, in funzione di come la vive, di quando l’ha conosciuta, di come si immagina dovrebbe essere. Il bello è che tutti hanno ragione e tutti hanno torto (a partire dal sottoscritto).

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Forse alla fine, Internet è solo l’ennesima utopia da cantare pieni di speranza come “Imagine” di John Lennon… anche se poi nella pratica è più simile alla “Venezia” di Guccini.

Venezia è un albergo, San Marco senz’altro anche il nome di una pizzeria

la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di giostra.

[…]

Venezia è un imbroglio che riempie la testa soltanto di fatalità

del resto del mondo non sai più una sega, Venezia è la gente che se ne frega.

Vari moniti e indicazioni arrivano dai padri fondatori di questa visione, a cominciare a Vint Cerf, il papà del TCP/IP – il protocollo che a distanza di 40 anni fa ancora muovere la rete – , e da Tim Berners-Lee, creatore del protocollo HTML, che si è scagliato più volte contro il monopolio delle grandi piattaforme digitali.

È inutile. Come per la democrazia, alla fine la palla torna sempre a noi. Cos’è per noi Internet? Qual è il suo valore? Qual è il suo futuro? Cosa vogliamo lasciare ai nostri figli?

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Raccolgo però la sfida, e vi presenterò alcune accezioni partendo da Internet come rete globale

Gli amanti delle telecomunicazioni versano una lacrima d’emozione ripercorrendo la storia tecnologica di Internet, la coccolano chiamandola la rete delle reti, e gongolano per le continue evoluzioni tecnologiche sia in termini di fruibilità sia in termini di velocità di connessione.

E hanno ragione… ma i giovani non lo sanno, e molti “diversamente giovani” non hanno memoria.

In un’epoca in cui possiamo inviare foto, video, documenti (spesso inutili) dall’altra parte del mondo alla velocità della luce, ci dimentichiamo che per l’umanità è stato più facile arrivare sulla Luna (20 luglio 1969) che mandare il primo messaggio attraverso ARPANET (29 ottobre 1969). Che poi il primo messaggio sia stato per giunta un errore, causato da un crash del sistema di comunicazione, ci strappa un sorriso pensando alle volte in cui non riusciamo ad accedere alle nostre praterie digitali preferite.

Eppure, il mondo virtuale ha bisogno di una infrastruttura fisica affidabile. Possono essere cavi o ponti radio, ma internet non è virtuale ma un insieme di collegamenti che devono garantire velocità e affidabilità.

L’Onu, per mezzo dell’Escap (Economic and Social Commission for Asia and the Pacific, Commissione economica e sociale per l’Asia e il Pacifico), ha reso disponibile una mappa interattiva dei percorsi attivi.

Risulta evidente che data una località l’eccessiva distanza da una dorsale, o la non copertura, produce una discriminazione digitale, conosciuta come Digital Divide.

Per quanto riguarda l’Italia, dal 2017 l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni pubblica il progetto Broadbandmap, il sistema italiano di mappatura delle reti di accesso (fisse e mobili) ad internet, uno strumento accessibile a tutti per conoscere le infrastrutture esistenti e i servizi disponibili sull’intero territorio nazionale.

Anche dove una possibilità di connessione esiste, non è detto che sia però alla portata di tutti. Considerando una soglia di costo accettabile per giga pari al 2% dello stipendio medio, l’ultima analisi presentata dalla Alliance for Affordable Internet (A4Ai) mostra come in 61 paesi a reddito medio-basso la rete sia accessibile solo dal 24% della popolazione. La situazione più drammatica è in Africa, dove il costo si attesta intorno al 9% del salario mensile. In Zimbabwe, per 40 minuti di rete al giorno si paga fino a un terzo dello stipendio medio.

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Internet non è l’unica rete esistente, e non tutte le reti sono Internet. Ad esempio, la vostra rete domestica non è completamente esposta e pubblica (spero). Lo stesso spero che valga anche per tutti gli impianti industriali le loro reti di comunicazioni interne. Pensate alla rete che mette in comunicazione piloti e controllori di volo, oltre a quant’altro regge il complesso sistema del traffico aereo. Questa rete in Italia è sviluppata, gestita e monitorata dall’ENAV, e rappresenta una rete privata, che può adottare le stesse tecnologie sviluppate per Internet, ma che mantiene una sua indipendenza e isolamento per ovvie ragioni di sicurezza.

E che dire dell’Internet cinese, dove la grande muraglia digitale separa la popolazione dalle “contaminazioni” esterne?

Diciamo allora che non basta collegare più reti e adottare i “soliti” protocolli per avere Internet.

Godiamoci però anche questa versione ridotta di Internet, buttando un occhio alla vista della Terra dalla prospettiva della Stazione Spaziale Internazionale.


ISS HD Earth Viewing Experiment

(…continua)

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