Recensione in un tweet: Resto qui (M.Balzano)

Recensione in un tweet: Resto qui (M.Balzano)

Descrizione:

Quando arriva la guerra o l’inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come il paese di confine in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole. L’acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale giace il mistero di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua che hai imparato da bambino è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora non resta che scegliere le parole una a una per provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia durante gli anni del fascismo. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all’improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l’altro, la costruzione della diga che sommergerà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine.

La citazione:

Più passano gli anni e meno ci si sente migliori dei genitori.

– Sono contento, Trina. È orfano, è un poveraccio e ha il pezzo di terra piú piccolo del paese. Insomma, ha tutte le carte in regola per farti fare la fame! – e ha riso sperando che finalmente ridessi anch’io.

La nostra rabbia cresceva, ma i giorni correvano veloci e il bisogno di sopravvivere la trasformava in qualcosa di debole e sfibrato. Simile alla malinconia, diventava la nostra rabbia, non esplodeva mai. Sperare in Adolf Hitler era la ribellione più vera.

Se Dio ci ha fatto gli occhi davanti ci sarà un motivo! È in quella direzione che bisogna guardare, altrimenti li avremmo di lato come i pesci! – ripeteva severa.

«Se volevi fare l’indecisa non dovevi sposarti un contadino!» mi sfotteva certe volte.

Nulla è più impietoso della neve che ti cade addosso.

Lui aprì ancora le braccia e la madre mi guardò per scusarsi: – È inutile fare domande ai preti, aprono solo le braccia, – borbottò. – Anche da bambino apriva sempre le braccia. Gli rubavano i giocattoli, gliele suonavano di santa ragione e lui al posto che reagire apriva le braccia.

Insegnami l’italiano, Trina. Non conosco le parole per farmi ascoltare, – mi disse.

L’uomo col cappello scosse le spalle e annuì con compassione. La conosceva bene la gente, lui che da tutta la vita girava il mondo. Era uguale ovunque, assetata solo di tranquillità. Contenta di non vedere.

Si muore solo per la stanchezza. La stanchezza che ci danno gli altri, che ci diamo noi stessi, che ci danno le nostre idee.

Bisognerebbe saper interrogare le montagne per sapere quello che è stato.

La valutazione in un tweet:

Storia di resistenza e di sconfitta. Semplice e densa. La montagna è coprotagonista, in un racconto a più livelli che merita un'attenta lettura - Recensione #libro Resto qui (M.Balzano) Condividi il Tweet

I dati del libro:

Titolo: Resto qui

Autore: Marco Balzano

Editore: Einaudi

Numero di pagine: 192

Anno di pubblicazione: 2018

Genere: romanzo

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