Lanciate dei palloni oltre i muri
Anni fa, quando si parlava di muro, veniva subito in mente quello di Berlino. Gli intellettuali aggiungevano la grande muraglia cinese mentre i fanatici di pallavolo parlavano del fondamentale a loro caro, ma era solo per darsi un tono. A volte ci si arrovellava in confronti e differenze: il primo teneva dentro, il secondo teneva fuori e il terzo… di solito non teneva.
Quando, dal 9 novembre 1989, i “picchi del muro” (dal tedesco Mauerspechte) iniziarono ad asportare pezzi del manufatto berlinese per farne souvenir, tutti pensammo che non avremmo più assistito a un’opera di separazione forzata come quella. Eravamo certi che, se non l’intero mondo, almeno l’Europa avesse compreso che i problemi non si risolvono dividendo.
“Niente più guerre. Niente più muri. Un mondo unito.”
Negli ultimi tempi, invece, nuove barriere sono spuntate o sono in programma. L’eredità del 1989 è stata sperperata e vecchie idee tornano a visitare il nostro vecchio mondo. Inoltre, non scordiamo che altri muri non sono stati abbattuti dal wind of change del secolo scorso. Il primo fra tutti è quello che separa il Messico dagli Stati Uniti. Il border wall si estende per circa mille degli oltre tremila chilometri che separano i due stati ed è nato come mezzo per tenere sotto controllo l’immigrazione e ostacolare il traffico di droga. Una scelta che ha influenzato i percorsi di migrazione, spostandoli verso aree ancora più pericolose quali il deserto di Sonora. È l’equivalente del nostro canale di Sicilia o dello stretto di Gibilterra, con migliaia di persone morte nel tentativo di raggiungere la presunta terra promessa.
Visti i risultati, non sarà meglio cambiare strategia?
Ben vengano quindi iniziative come Wallyball, un torneo di pallavolo unico al mondo, rinato nel 2006 dopo un primo tentativo che risale al lontano 1979. Ogni aprile, ribaltandone lo scopo originale, il border wall diventa la rete di diversi campi sportivi. Le squadre giocano in casa, ci si conosce, si passa del tempo insieme e invece della distanza si celebra la vicinanza.
Every year, the US-Mexico border hosts the world's most subversive game of volleyball http://t.co/DvN4MaHDyE pic.twitter.com/QKCfg19ZIf
— The Independent (@Independent) August 22, 2015
I campi principali sono a Naco e tra Tijuana e San Diego. Le righe sono tracciate con il gesso, nessuno discute sull’altezza della rete e (purtroppo per i fanatici della pallavolo) non è prevista l’inversione di campo alla fine del set.
Funzionerà questa volta?