L’età non è una scusa

Con il passare degli anni, è sempre più normale vedere sfrecciare al nostro fianco quelle che ci sembrano schegge impazzite. Di solito si tratta di persone più giovani, che salutiamo con un cenno della mano dicendoci che i ragazzi hanno il turbo.

E allora cosa facciamo? Ci sediamo su una panchina al parco a dar da mangiare ai piccioni?

Mah, forse non è il caso.

Se infatti dal punto di vista statistico è vero che le principali scoperte vengono effettuate in “tenera” età, non è neppure così raro che arzilli “vecchietti” abbiano detto la loro:

• Neil Armstrong aveva trentotto anni quando posò, per primo, il piede sulla Luna;

• André-Marie Ampère ne aveva quarantacinque quando scoprì la relazione tra corrente elettrica e magnetismo;
• Umberto Eco ne aveva quarantotto quando scrisse Il nome della rosa;
• Picasso ne aveva cinquantacinque quando dipinse Guernica;

• Walter Hunt ne aveva altrettanti quando inventò la spilla da balia (e cedette il brevetto per pochi spiccioli);
• Harland Sanders ne aveva più di sessanta quando la sua rosticceria fece il botto, diventando l’impero noto come Kentucky Fried Chicken;
• J.R.R. Tolkien ne aveva sessantadue quando venne pubblicato il primo volume de Il signore degli anelli;

• Frank McCourt ne aveva sessantacinque quando iniziò a scrivere;
• Il reverendo Hannibal Goodwin ne aveva altrettanti quando, già in pensione, inventò la pellicola fotografica. Tre anni dopo, ottenuto il brevetto, fondò una sua società;
• Andrea Camilleri ne aveva sessantanove quando creò il personaggio di Montalbano;

• Peter Roget ne aveva solo ventisei quando pose le basi dell’omonimo dizionario dei sinonimi, ma lo completò e lo diede alle stampe alla veneranda età di settantatré anni. La sua opera è in continua ristampa fin dal 1852;
• Michelangelo ne aveva ottantasei quando progettò la chiesa di S. Maria degli Angeli.

Il dato è confermato pure da alcune ricerche. Il National Bureau of Economics Research ha infatti condotto due studi sull’argomento. Il primo, che riguarda i premi Nobel, mostra come l’età media degli innovatori si sia alzata di sei anni nell’ultimo secolo. Il secondo, invece, fa notare che l’enorme massa di conoscenze accumulate fino a oggi dall’umanità è in un certo senso diventata uno scoglio da superare.

È infatti (ovviamente) necessario acquisirla e digerirla prima di poter passare oltre, e dato che tale processo richiede anni… vruuum!!! (Era un vecchietto che lasciava indietro un baby inventore.)

“Over the past century the average age at which individuals produce notable inventions and ideas has increased steadily”.

Allora, salute permettendo, perché non provare di nuovo a inventare, azzardare, sperimentare?

Non è il mondo che va più veloce, siamo noi che decidiamo di andare più lenti.

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